Ronin (samurai senza padrone) affamati e
orgogliosi si ritrovano, nel film di Kurosawa, a vagare per il paese
in cerca di una gloria che sembra impossibile solo da intravedere. Ci
troviamo in epoca sengoku (1478 – 1605), nel quale la terra del sol
levante si ritrova devastata da tanti conflitti intestini.
Più ricchi, ma confusi e distratti dai
piaceri mondani, sono invece i guerrieri di Miike, che fa muovere i
suoi personaggi nel
periodo Edo (1605 – 1868). A quel tempo, con una diarchia tenuta in
piedi dallo shogun e l'imperatore, il paese era riuscito a
raggiungere una certa stabilità, anche se flebile e ottenuta tramite
innumerevoli stragi. Nonostante la pace apparente il Giappone del
XVII secolo appare inoltre totalmente chiuso in se stesso, basti
pensare alla carneficina di cristiani perpetrata a Nagasaki (dove era
presente l'unico porto accessibile agli occidentali).
Il filo conduttore tra le due pellicole, oltre che nella crisi esistenziale della casta guerriera, sta nell'iniziativa di un samurai di raggruppare attorno a sé un gruppo di maestri di spada per compiere una missione. Forse l'ultima, quella che gli avrebbe permesso di trovare una morte dignitosa o un nuovo senso alla loro vita. Anche perché, per la prima volta, quello per cui si ritroveranno a combattere non sarà più un feudatario capriccioso ma un alto ideale di giustizia.
Il filo conduttore tra le due pellicole, oltre che nella crisi esistenziale della casta guerriera, sta nell'iniziativa di un samurai di raggruppare attorno a sé un gruppo di maestri di spada per compiere una missione. Forse l'ultima, quella che gli avrebbe permesso di trovare una morte dignitosa o un nuovo senso alla loro vita. Anche perché, per la prima volta, quello per cui si ritroveranno a combattere non sarà più un feudatario capriccioso ma un alto ideale di giustizia.
Privati
di un padrone a cui votarsi, i sette samurai di Kurosawa trovano una
nuova ''via'' mettendosi al servizio di un villaggio di contadini
minacciato da una banda di briganti. Il loro sarà quasi un tentativo
di democratizzazione del paese, costruita lungo le orme della
tradizione (e non inculcata con un olocausto nucleare, come è
accaduto nel 1945). D'altronde una casta guerriera che si sottomette
al popolo, invece che a un sovrano, non può essere vista come una
forma di democrazia?
Shinzaemon
Shimada,
il
protagonista del film di Miike, invece raccoglie tredici guerrieri
per uccidere il folle e sanguinario Naritsugu, fratello minore dello
Shogun e prossimo suo consigliere. Da samurai i membri del gruppo si
trasformeranno quindi in assassini, tentando una redenzione in
extremis di una vita passata a compiere stragi per conto di questo o
quell'altro despota.
Amara
appare la via del guerriero, specialmente quando si vede Naritsugu
prendere a calci la testa mozzata di un samurai che era appena morto
per proteggerlo.
Triste
non poteva che essere anche la conclusione dei due film. Quasi tutti
i guerrieri infatti, pur avendo raggiunto l'obiettivo della missione,
finiscono per perdere la vita, mentre ai sopravvissuti non resta
neanche la soddisfazione di una vittoria netta e di un cambiamento
reale delle loro vite. ''Anche stavolta siamo stati noi i vinti –
dice il protagonista Kambei Shimada, alla fine de I sette samurai - I
vincitori sono i contadini''.
''Shinrokuro, essere un samurai è davvero una gran bella seccatura. Fai ciò che vuoi della tua vita'', dice invece Shinzaemon a suo nipote che si era unito al gruppo per redimersi da una vita sperperata con le prostitute e il gioco d'azzardo. Il giovane poi abbandonerà la via del guerriero per darsi a quella del brigantaggio.
''Shinrokuro, essere un samurai è davvero una gran bella seccatura. Fai ciò che vuoi della tua vita'', dice invece Shinzaemon a suo nipote che si era unito al gruppo per redimersi da una vita sperperata con le prostitute e il gioco d'azzardo. Il giovane poi abbandonerà la via del guerriero per darsi a quella del brigantaggio.
L'amarezza
impressa nei due finali funge anche da preludio a quello che presto
sarebbe accaduto. La fine dei samurai, tramite editto imperiale, la
follia di Pearl Harbor e il bombardamento atomico su Hiroshima e
Nagasaki.